La sentenza della Corte di Cassazione n. 47409 del 2023 si inserisce nel delicato contesto della responsabilità professionale medica, offrendo un chiarimento fondamentale sul tema del nesso di causalità tra la condotta del medico e il danno subito dal paziente. In termini giuridici, questa decisione sottolinea l'importanza dell'elemento causale per l'attribuzione della responsabilità medica, ribadendo che l'assenza di un nesso causale diretto ed immediato tra l'azione o l'omissione del professionista e il danno verificatosi comporta l'assoluzione del medico dalle accuse.
Il principio di causalità è un pilastro della responsabilità civile, sancito dall'art. 2043 del Codice Civile italiano, che impone il risarcimento del danno solo quando esista una relazione causale tra la condotta colposa o dolosa e il danno stesso. Nel campo della responsabilità medica, questo significa che per poter attribuire al medico la responsabilità per il danno subito dal paziente, deve essere dimostrato che senza l'azione o l'omissione contestata, il danno non si sarebbe verificato, o si sarebbe verificato in forma significativamente diversa.
La sentenza in questione affronta un caso in cui, nonostante il decesso del paziente, è stato accertato che l'operato del medico non ha avuto un impatto causale determinante sul verificarsi dell'evento lesivo. In altre parole, la Suprema Corte ha ritenuto che il danno subito dal paziente non fosse direttamente riconducibile all'intervento del professionista, sia per mancanza di prove che attestassero un collegamento univoco e diretto, sia per l'esistenza di fattori alternativi o concomitanti che hanno contribuito al decesso.
L'assoluzione del medico, in questo contesto, si fonda sul principio di "non punibilità per assenza di nesso causale", che riafferma la necessità di un'accurata valutazione delle prove e di un'analisi rigorosa del rapporto di causalità. È importante sottolineare che tale principio non esonera i professionisti sanitari dall'adempimento dei doveri di diligenza, prudenza e perizia richiesti dalla loro professione, ma chiarisce che la responsabilità per il danno può essere attribuita solo quando sia possibile dimostrare che la loro condotta ha effettivamente causato il danno lamentato.
La decisione della Corte di Cassazione evidenzia, dunque, l'importanza di una valutazione giuridica basata su criteri oggettivi e significativamente validi per stabilire il nesso di causalità, ponendo in rilievo il ruolo della medicina legale e delle altre discipline scientifiche nel fornire le prove necessarie a supporto delle decisioni giudiziarie.
In sintesi, la sentenza n. 47409 del 2023 costituisce un precedente significativo nella giurisprudenza relativa alla responsabilità medica, ribadendo che l'assenza di un nesso causale diretto ed inequivocabile tra la condotta del medico e il danno subito dal paziente porta all'assoluzione del professionista, in coerenza con i principi di giustizia e correttezza che devono guidare la valutazione delle responsabilità professionali nel settore sanitario.