La sentenza n. 47685 del 2023 della Corte di Cassazione affronta un tema di cruciale importanza nel diritto della responsabilità medica: la valutazione della perdita di chance in contesti di diagnosi tardiva. Questa decisione giurisprudenziale pone l'accento su un interrogativo fondamentale nel rapporto medico-paziente, ovvero l'incidenza che una diagnosi tempestiva possa avere sulle prospettive di salute del paziente, specificatamente in termini di guarigione o di prolungamento della vita.
Nel dettaglio, il caso in esame sollevava la questione se la dilazione nella formulazione di una corretta diagnosi avesse precluso al paziente una chance di guarigione o, alternativamente, di vivere più a lungo. La grande sfida giuridica e medica consiste nel stabilire un nesso causale tra l'azione del medico (o la sua omissione) e l'esito per la salute del paziente, un'impresa complessa che richiede una valutazione attenta e dettagliata delle circostanze e delle evidenze disponibili. La risposta della Cassazione è di particolare interesse: la Corte ha confermato la non colpevolezza del medico, sottolineando che, data la gravità della malattia del paziente, una diagnosi tempestiva non avrebbe modificato in modo significativo l'esito, in termini di prolungamento della vita "nel primo motivo di ricorso neanche si confrontano con la soprariportata ratio decidendi, insistendo sugli aspetti colposi della condotta degli imputati (…), senza considerare che l'assoluzione si fonda, appunto, su un diverso aspetto, costituito dalla ritenuta insussistenza (in termini dubitativi ex art. 530, comma 2, cod. proc. pen.) del nesso causale, in coerenza con i dati processuali emersi, non riesaminabili nella presente sede di legittimità".
Questa conclusione si basa su una valutazione rigorosa delle prove mediche e scientifiche presentate nel corso del processo d’appello, che hanno dimostrato l'inevitabilità dell'esito a prescindere dalla tempistica della diagnosi. La sentenza in questione evidenzia un principio fondamentale nel diritto della responsabilità medica: non ogni errore di diagnosi o ritardo diagnostico si traduce automaticamente in una responsabilità per il professionista sanitario. Per configurare una tale responsabilità, è necessario che il paziente subisca un danno direttamente conseguente all'errore o al ritardo, un danno che avrebbe potuto essere evitato con una condotta diversa. In questo caso, la Corte ha ritenuto che tale nesso causale non fosse dimostrato.
Dal punto di vista legale, questa decisione sottolinea l'importanza di un approccio basato su prove concrete e scientificamente valide per stabilire la responsabilità in ambito medico. Inoltre, mette in luce la complessità dell'analisi di causalità in casi di perdita di chance, dove la valutazione del "cosa sarebbe potuto accadere" richiede un'accurata considerazione di scenari alternativi supportati da solide basi mediche.
Per gli operatori del diritto e per i professionisti della salute, questa sentenza rappresenta un ulteriore chiarimento sulle circostanze in cui è possibile attribuire una responsabilità per la perdita di chance, ribadendo che la mera possibilità di un esito migliore non è sufficiente per configurare la colpevolezza senza una chiara dimostrazione che tale esito sarebbe stato effettivamente raggiungibile con una condotta differente. La decisione della Cassazione, pertanto, contribuisce a delineare i contorni della responsabilità medica, enfatizzando l'importanza dell'evidenza scientifica e medica nel giudicare la condotta dei professionisti sanitari.